Nella scorsa primavera, in concomitanza con la Giornata internazionale delle foreste, il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo ha presentato il Rapporto nazionale sullo stato delle foreste e del settore forestale in Italia (RaF Italia). Si tratta del primo articolato studio realizzato in Italia, alla cui realizzazione hanno contribuito centinaia di esperti (ben 214) di Enti, Istituzioni, Amministrazioni e Associazioni nazionali e regionali, fornendo informazioni dettagliate raccolte in 8 focus, 109 indicatori e 8 buone pratiche. Il RaF Italia intende raccogliere in un documento organico il vasto insieme di conoscenze del nostro patrimonio boschivo e delle filiere ad esso associate. Dal rapporto si delinea il profilo di un settore di grande importanza per le innumerevoli ricadute positive che può generare sul territorio (ambiente e società).
Matteo Monni
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Nel nostro Paese si percepisce - da tempo e a tutti i livelli - un crescente desiderio di cambiamento. Tale predisposizione dovrebbe facilitare una lunga serie di processi di trasformazione necessari a fronteggiare anche questioni di grande portata come il riscaldamento globale e tutti gli effetti collaterali ad esso associati. Sfortunatamente, oggi più che mai, questa diffusa e comprensibile voglia di miglioramento viaggia di pari passo con una profonda sfiducia nei confronti delle istituzioni deputate a trovare delle soluzioni realistiche a problemi molto complessi.
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Il progresso in chiave sostenibile va supportato oltre che sul piano economico, su quello culturale. Per la realizzazione di opere di pubblico interesse occorre informare e coinvolgere tempestivamente le comunità dei territori interessati. In mancanza di adeguati processi di partecipazione si rischia il blocco di iniziative anche virtuose per timori basati su notizie infondate.
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Per contenere le emissioni dei gas climalteranti e dare al "vecchio continente” un ruolo di guida nel processo di decarbonizzazione dell’economia globale, la Commissione Europea ha stabilito di rinforzare gli obiettivi fissati per il 2020 dalla Direttiva sulle FER, puntando per il decennio successivo a traguardi ancora più ambiziosi. La lotta per contrastare i cambiamenti climatici dovrà necessariamente passare attraverso una profonda revisione degli attuali modelli produttivi e culturali operando sul piano del risparmio energetico e del ricorso alle fonti rinnovabili.
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La penetrazione delle biomasse nel mercato dell’energia dipende non solo dalla scelta di tecnologie efficienti, ma anche da una puntuale pianificazione territoriale che tenga conto di fattori quali le caratteristiche geologiche e pedoclimatiche, le risorse disponibili, il contesto sociale e produttivo nonché le effettive esigenze energetiche locali.
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Con il 2015 entriamo nel settimo anno di una crisi economica e finanziaria che, per entità e diffusione, sembra senza precedenti. Come spesso si verifica in questi casi l’uomo reagisce adottando delle soluzioni intelligenti che, in considerazione del nuovo contesto di riferimento, manifestano una spiccata attitudine alla resilienza. Oggi sul fronte economico assistiamo, soprattutto in Europa, a forti spinte innovative che stanno orientando i mercati, e le componenti industriali che li alimentano, verso quella che viene definita la “green economy”. Dunque diviene prioritario ripensare il paradigma economico e sociale fissando l’attenzione sui problemi riguardanti la tutela dell’ambiente e la salute delle persone, prevenendo gli eventi dannosi di origine naturale o antropica.
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Il nostro Paese è tenuto a rispettare gli obiettivi fissati a livello europeo per contenere le emissione di CO2, ridurre i consumi energetici e assicurare l’uso di fonti rinnovabili di energia per una quota importante del fabbisogno nazionale. Per il raggiungimento di tali obiettivi, come stabilito dalla Direttiva europea 28/2009, l’Italia si è dotata di un Piano d’Azione Nazionale (PAN) per le fonti rinnovabili con cui ci si attende un contributo importante da parte della bioenergia.
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Dopo tanto tempo, finalmente l’Italia dispone di una Strategia Nazionale per orientare la rotta verso il futuro energetico del nostro Paese. Fa una certa impressione immaginare che siamo giunti fino ad oggi senza una seria pianificazione delle questioni energetiche, lasciando che un settore di tale importanza si sviluppasse in modo confuso al di fuori di un quadro di riferimento stabile. La SEN va quindi accolta come un segnale positivo.