La generazione elettrica in Italia e il gas naturale
Piero Maria Pellò - ATI Associazione Termotecnica Italiana
Sintesi storica e prospettive
La generazione di energia elettrica in Italia con gas naturale è stata influenzata da molteplici fattori che spaziano dall'entità e vincoli della produzione nazionale di gas alla disponibilità e logistica delle importazioni del medesimo nonché da scelte impiantistiche per le centrali del sistema elettrico (pubblico prima e privato dopo) e infine da non secondarie scelte politiche, strategiche, ambientali e paesaggistiche.
Può essere opportuno fare qualche riflessione e analisi sul passato per valutare il ruolo che l'importante fonte primaria del gas può rivestire negli anni a venire.
Sostanzialmente la produzione elettrica in Italia ha utilizzato ridotte quantità di gas naturale sino all'esito del referendum sul nucleare, nell'anno 1987, dopo il tragico incidente, nel 1986, alla centrale di Chernobyl in Ucraina.
Il consumo di gas dell'anno 1986 risulta di 6,607 GSmc per una produzione di 26,971 TWhe sul totale annuale termico di 136,099 TWh (fonte ARERA); il rendimento medio risulta pari a 0,409.
Le centrali termoelettriche dell'Enel erano prevalentemente costituite da gruppi di sezioni da 320 MWe distribuite lungo le coste, in prossimità (salvo qualche eccezione come quella di Rossano Calabro) di strutture portuali e lungo l'asta del fiume Po e di altri importanti corsi d'acqua (Ticino, Adda - Muzza, ecc.). Il combustibile largamente prevalente era l'olio denso inizialmente proveniente dalle numerose raffinerie italiane e poi dal mercato internazionale.
L'Enel era il più importante utilizzatore di tale combustibile a livello mondiale con impianti non dotati di desolforatori e denitrificatori dei prodotti della combustione.
Le centrali a carbone - la più importante era quella di La Spezia con due sezioni ipercritiche ognuna da 600 MW, tra le prime realizzate a livello mondiale, oltre ad altre due da 310 e 325 MW - davano un contributo nettamente secondario al soddisfacimento della domanda elettrica nazionale.
Poche erano le sezioni "policombustibili", cioè che potevano utilizzare, in aggiunta a quello "base" (carbone o olio) il gas naturale; tale soluzione era adottata soprattutto in zone ambientalmente critiche anche in relazione a fenomeni climatici (in particolare di inversione termica); a tal proposito si rammenta l'utilizzo del gas nella centrale di Tavazzano (vicino a Lodi) prossima ai primi pozzi di estrazione di gas nella Pianura Padana e, quindi, agevolmente raggiungibile con gasdotti.
La scoperta del gas naturale in Italia è avvenuta negli anni '40 da parte dell'Agip e nella seconda metà degli anni '50 l'ENI di Enrico Mattei ha trovato e sviluppato le importanti riserve nella Pianura Padana divenendo, all'epoca, il terzo produttore mondiale dopo Stati Uniti e Canada (fonte ENI).
L'utilizzo del gas naturale fu inizialmente rallentato dalla mancanza di gasdotti di interconnessione tra i pozzi di estrazione e i grandi centri di consumo, in particolare in Lombardia. AGIP, prima, e poi SNAM attuarono rapidamente un'adeguata rete di metanodotti che favorirono la penetrazione del gas nei settori domestico e industriale tra cui si menziona quello importante della chimica dell'acetilene da cracking di metano. Il basso costo del petrolio all'epoca (sino alla prima crisi petrolifera del 1973) mantenne la produzione termoelettrica italiana sostanzialmente legata all'olio combustibile con turbine a vapore.
La prima nazione che si orientò sul gas naturale LNG per la generazione elettrica in entità rilevante fu il Giappone che stabilì - sin dalla fine degli anni '60 (quindi prima della crisi petrolifera) - un'importante accordo di lungo termine con il sultanato del Brunei per l'estrazione, liquefazione (con intervento della Shell) e trasporto con navi gasiere, nell'ambito di una logistica integrata e dedicata, alle centrali elettriche del Giappone dotate di rilevante capacità di accumulo in serbatoi anche nella baia di Tokio con relativi impianti di rigassificazione dell'LNG.
L'estensore di queste note, quale Consigliere di amministrazione dell'Enel, ha avuto modo di analizzare - sia nel Brunei che in Giappone - la perfetta riuscita di questa operazione che permane nel tempo con successo.
Il gas naturale per la generazione elettrica in Italia dopo la rinuncia al nucleare
Tornando all'Italia, dopo la chiusura delle centrali elettronucleari e del relativo programma una delle possibilità che emerse per rimpiazzare in tempi contenuti la potenza ex nucleare fu quella del repowering di centrali termoelettriche esistenti inserendo turbine a gas con alternative di soluzioni impiantistiche e termodinamiche, ben note agli addetti ai lavori, che non è il caso, per esigenze di sintesi, di richiamare e che comunque migliorarono il rendimento globale degli impianti.
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Il consumo di gas dell'anno 1986 risulta di 6,607 GSmc per una produzione di 26,971 TWhe sul totale annuale termico di 136,099 TWh (fonte ARERA); il rendimento medio risulta pari a 0,409.
Le centrali termoelettriche dell'Enel erano prevalentemente costituite da gruppi di sezioni da 320 MWe distribuite lungo le coste, in prossimità (salvo qualche eccezione come quella di Rossano Calabro) di strutture portuali e lungo l'asta del fiume Po e di altri importanti corsi d'acqua (Ticino, Adda - Muzza, ecc.). Il combustibile largamente prevalente era l'olio denso inizialmente proveniente dalle numerose raffinerie italiane e poi dal mercato internazionale.
L'Enel era il più importante utilizzatore di tale combustibile a livello mondiale con impianti non dotati di desolforatori e denitrificatori dei prodotti della combustione.
Le centrali a carbone - la più importante era quella di La Spezia con due sezioni ipercritiche ognuna da 600 MW, tra le prime realizzate a livello mondiale, oltre ad altre due da 310 e 325 MW - davano un contributo nettamente secondario al soddisfacimento della domanda elettrica nazionale.
Poche erano le sezioni "policombustibili", cioè che potevano utilizzare, in aggiunta a quello "base" (carbone o olio) il gas naturale; tale soluzione era adottata soprattutto in zone ambientalmente critiche anche in relazione a fenomeni climatici (in particolare di inversione termica); a tal proposito si rammenta l'utilizzo del gas nella centrale di Tavazzano (vicino a Lodi) prossima ai primi pozzi di estrazione di gas nella Pianura Padana e, quindi, agevolmente raggiungibile con gasdotti.
La scoperta del gas naturale in Italia è avvenuta negli anni '40 da parte dell'Agip e nella seconda metà degli anni '50 l'ENI di Enrico Mattei ha trovato e sviluppato le importanti riserve nella Pianura Padana divenendo, all'epoca, il terzo produttore mondiale dopo Stati Uniti e Canada (fonte ENI).
L'utilizzo del gas naturale fu inizialmente rallentato dalla mancanza di gasdotti di interconnessione tra i pozzi di estrazione e i grandi centri di consumo, in particolare in Lombardia. AGIP, prima, e poi SNAM attuarono rapidamente un'adeguata rete di metanodotti che favorirono la penetrazione del gas nei settori domestico e industriale tra cui si menziona quello importante della chimica dell'acetilene da cracking di metano. Il basso costo del petrolio all'epoca (sino alla prima crisi petrolifera del 1973) mantenne la produzione termoelettrica italiana sostanzialmente legata all'olio combustibile con turbine a vapore.
La prima nazione che si orientò sul gas naturale LNG per la generazione elettrica in entità rilevante fu il Giappone che stabilì - sin dalla fine degli anni '60 (quindi prima della crisi petrolifera) - un'importante accordo di lungo termine con il sultanato del Brunei per l'estrazione, liquefazione (con intervento della Shell) e trasporto con navi gasiere, nell'ambito di una logistica integrata e dedicata, alle centrali elettriche del Giappone dotate di rilevante capacità di accumulo in serbatoi anche nella baia di Tokio con relativi impianti di rigassificazione dell'LNG.
L'estensore di queste note, quale Consigliere di amministrazione dell'Enel, ha avuto modo di analizzare - sia nel Brunei che in Giappone - la perfetta riuscita di questa operazione che permane nel tempo con successo.
Il gas naturale per la generazione elettrica in Italia dopo la rinuncia al nucleare
Tornando all'Italia, dopo la chiusura delle centrali elettronucleari e del relativo programma una delle possibilità che emerse per rimpiazzare in tempi contenuti la potenza ex nucleare fu quella del repowering di centrali termoelettriche esistenti inserendo turbine a gas con alternative di soluzioni impiantistiche e termodinamiche, ben note agli addetti ai lavori, che non è il caso, per esigenze di sintesi, di richiamare e che comunque migliorarono il rendimento globale degli impianti.
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Fonte: La Termotecnica ottobre 2025
Mercati: Aria e Gas
Parole chiave: Energia elettrica, Termotecnica
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