Accelerazioni e ostacoli alla transizione energetica
Gianni Silvestrini - Kyoto Club
La International Energy Agency ha organizzato insieme al governo del Regno Unito il 24 e 25 aprile, un momento di riflessione sulla cooperazione energetica internazionale: i decisori di molti Paesi si sono riuniti per discutere dei rischi tradizionali ed emergenti per i sistemi energetici, analizzando le sfide chiave e individuando gli strumenti per affrontarle.
È emersa la consapevolezza che la sicurezza energetica non può più essere intesa esclusivamente in termini di rischi tradizionali, come la sicurezza delle forniture di petrolio e gas, ma che essa debba comprendere anche dimensioni più recenti come la sicurezza informatica, gli eventi meteorologici estremi, la resilienza della catena di approvvigionamento per i minerali critici e le tecnologie pulite, e l'integrazione di sistemi elettrificati e decentralizzati.
Dopo soli tre giorni, lunedì 28 aprile un blackout ha ridotto al buio la penisola iberica con un collasso della rete elettrica in Spagna e con effetti anche in Portogallo e Francia, mettendo in evidenza un altro decisivo fattore della sicurezza energetica.
Poco prima, il 16 aprile, la Terna spagnola Red Eléctrica aveva annunciato con orgoglio che per la prima volta in un giorno feriale la domanda di elettricità in Spagna era stata soddisfatta interamente da fonti rinnovabili con un mix composto da eolico (45,8%), solare fotovoltaico (27%), idroelettrico (23,1%), solare termoelettrico (2%) e "rifiuti rinnovabili".
Un dato molto significativo che rende ancora più traumatica l'interruzione della produzione elettrica.
Peraltro, ancora a diversi giorni dall'interruzione non risultavano identificate le cause dell'interruzione, con le autorità alla ricerca di dati per individuare la pista giusta.
Il premier spagnolo Sanchez è stato molto cauto nel considerare le responsabilità.
Si può comunque già fare una riflessione.
Nel 2024 in Spagna il 56% di elettricità è stata generata usando fonti rinnovabili.
Si tratta quindi di un Paese che sta spingendo moltissimo in questa direzione e che conta di aumentare ulteriormente questa produzione, al pari di altri Paesi come la Germania che vuole arrivare all'80% nel 2030.
Siamo cioè in un territorio nuovo e per diversi aspetti inesplorato.
Contesti come quello spagnolo pongono quindi una serie di problemi di sicurezza che vanno esaminati.
Le criticità possono essere affrontate lavorando in diverse direzioni.
La prima indicazione è che servono maggiori collegamenti.
La Spagna, ad esempio, ha una interconnessione limitata, solo 2,8 GW, con la Francia, un valore che dovrebbe passare a 5 GW nel 2028.
Bisognerebbe poi puntare su sistemi di pompaggio idroelettrico e su accumuli di grandi dimensioni come quelli in California che consentono di intervenire immediatamente quando si verifica un problema.
In Australia, ad esempio, sono state installate batterie per oltre 8 GW.
Quanto successo nella penisola iberica impone una riflessione seria anche per l'Italia. Il 1° maggio, infatti, nel nostro Paese il Prezzo unico nazionale si è attestato a livelli uguali o inferiori a 1 ?/MWh dalle 11 alle 17, evidenziando l'urgenza di investire molto di più sugli accumuli.
I PROBLEMI APERTI DALLA NUOVA PRESIDENZA USA
Trump difende il mondo dei fossili e detesta le rinnovabili, le auto elettriche, la transizione energetica più in generale.
Considera "disgustosi" gli impianti eolici e ha bloccato l'autorizzazione per alcuni parchi offshore, inclusi quelli che già stavano iniziando i lavori.
Trump ha inoltre criticato le auto elettriche, definendole costose, con un'autonomia limitata e dannose per l'industria USA.
malgrado il supporto ricevuto da Musk, ha sospeso l'adozione della mobilità elettrica nei veicoli governativi, fermando gli ordini di flotte a zero emissioni, chiudendo alcune stazioni di ricarica federali e bloccando l'acquisto di scuolabus elettrici già finanziati.
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Dopo soli tre giorni, lunedì 28 aprile un blackout ha ridotto al buio la penisola iberica con un collasso della rete elettrica in Spagna e con effetti anche in Portogallo e Francia, mettendo in evidenza un altro decisivo fattore della sicurezza energetica.
Poco prima, il 16 aprile, la Terna spagnola Red Eléctrica aveva annunciato con orgoglio che per la prima volta in un giorno feriale la domanda di elettricità in Spagna era stata soddisfatta interamente da fonti rinnovabili con un mix composto da eolico (45,8%), solare fotovoltaico (27%), idroelettrico (23,1%), solare termoelettrico (2%) e "rifiuti rinnovabili".
Un dato molto significativo che rende ancora più traumatica l'interruzione della produzione elettrica.
Peraltro, ancora a diversi giorni dall'interruzione non risultavano identificate le cause dell'interruzione, con le autorità alla ricerca di dati per individuare la pista giusta.
Il premier spagnolo Sanchez è stato molto cauto nel considerare le responsabilità.
Si può comunque già fare una riflessione.
Nel 2024 in Spagna il 56% di elettricità è stata generata usando fonti rinnovabili.
Si tratta quindi di un Paese che sta spingendo moltissimo in questa direzione e che conta di aumentare ulteriormente questa produzione, al pari di altri Paesi come la Germania che vuole arrivare all'80% nel 2030.
Siamo cioè in un territorio nuovo e per diversi aspetti inesplorato.
Contesti come quello spagnolo pongono quindi una serie di problemi di sicurezza che vanno esaminati.
Le criticità possono essere affrontate lavorando in diverse direzioni.
La prima indicazione è che servono maggiori collegamenti.
La Spagna, ad esempio, ha una interconnessione limitata, solo 2,8 GW, con la Francia, un valore che dovrebbe passare a 5 GW nel 2028.
Bisognerebbe poi puntare su sistemi di pompaggio idroelettrico e su accumuli di grandi dimensioni come quelli in California che consentono di intervenire immediatamente quando si verifica un problema.
In Australia, ad esempio, sono state installate batterie per oltre 8 GW.
Quanto successo nella penisola iberica impone una riflessione seria anche per l'Italia. Il 1° maggio, infatti, nel nostro Paese il Prezzo unico nazionale si è attestato a livelli uguali o inferiori a 1 ?/MWh dalle 11 alle 17, evidenziando l'urgenza di investire molto di più sugli accumuli.
I PROBLEMI APERTI DALLA NUOVA PRESIDENZA USA
Trump difende il mondo dei fossili e detesta le rinnovabili, le auto elettriche, la transizione energetica più in generale.
Considera "disgustosi" gli impianti eolici e ha bloccato l'autorizzazione per alcuni parchi offshore, inclusi quelli che già stavano iniziando i lavori.
Trump ha inoltre criticato le auto elettriche, definendole costose, con un'autonomia limitata e dannose per l'industria USA.
malgrado il supporto ricevuto da Musk, ha sospeso l'adozione della mobilità elettrica nei veicoli governativi, fermando gli ordini di flotte a zero emissioni, chiudendo alcune stazioni di ricarica federali e bloccando l'acquisto di scuolabus elettrici già finanziati.
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Fonte: La Termotecnica maggio 2025
- MASE - Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica
- Ital Control Meters
- EEA European Environment Agency
- CTI - Comitato Termotecnico Italiano Energia e Ambiente
- Alessia Marchetti
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